Il trattamento degli Italiani da parte Jugoslava dopo l'8 settembre 1943
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HomeНекатегоризованоIl trattamento degli Italiani da parte Jugoslava dopo l’8 settembre 1943

Il trattamento degli Italiani da parte Jugoslava dopo l’8 settembre 1943

  • 24/02/2014
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8-settembre-militari-rastrellati

di MILA MIHAJLOVIC
Presso la Camera dei Deputati è stato presentato al pubblico un libro, stampato e pubblicato più di 60 anni fa, “Il trattamento degli Italiani da parte Jugoslava dopo l’8 settembre 1943”.

Un crimine conosciuto dalla terminologia contemporanea come “pulizia etnica” con la “sparizione” di svariate migliaia di civili italiani e l’esodo verso l’Italia di 350.000 italiani, fin allora secolari abitanti di quei territori.Vincitori, vinti e congiura del silenzio L’Italia non li ha accolti con affetto. Era in corso l’antagonismo tra vincitori e vinti. Spadroneggiavano i tribunali del popolo, esplodeva la guerra civile e non meraviglia che al treno che trasportava i prostrati esuli viene vietato di fermarsi alla stazione di Bologna. È passato, in piena corsa, tra i binari pieni di gente stupefatta, raccoltasi spontaneamente portando loro cibo e acqua. I dettagli ricordano in un modo sinistro l’estate del 1995 con le frontiere serbe con la Croazia chiuse. Su quelle frontiere affluirono in massa civili serbi scampati alle bombe di croati. Erano più di 200.000. Ricordo bene quell’estate torrida e quella gente che per giorni aspettava di entrare in Serbia, seduta in mezzo ai campi di granturco maturo, davanti alla frontiera serba chiusa. Alla fine, gli italiani sono riusciti ad avere la soddisfazione della verità. Hanno proclamato anche la festa appositamente dedicata. E lentamente, la verità è emersa. La spiegazione dei governanti su questo lunghissimo tacere è stata: non sapevamo. Nessuno sapeva! Ma i documenti ufficiali dicono chiaramente il contrario. Espliciti, proprio come questo libro, stampato e pubblicato con il benestare di Giulio Andreotti e con i fondi governativi. Si sapeva. Eccome. E non solo dei crimini perpetrati contro gli italiani. Militari italiani in Dalmazia – truppe d’occupazione o in missione umanitaria? Insieme alla testimonianza di Ajmone Finestra, già Sindaco di Latina e comandante delle truppe cetniche anticomuniste sui monti della Dalmazia, diretto partecipe dell’accaduto, il libro presenta un inaspettato quadro storico. Per la prima volta, viene sottolineato che la prima pulizia etnica d’Europa sia stata commessa 1941 nei confronti dei serbi di Croazia. Ajmone Finestra lo afferma e descrive l’arrivo dei militari italiani a Gracac, dove scoprono le fosse comuni di civili serbi. Prendono spontaneamente la difesa degli inermi e già la notte successiva si presentano in armi davanti alla caserma degli ustascia per liberare gli ostaggi. Finestra testimonia sui feroci combattimenti insieme ai cetnici contro i comunisti. Egli è anche testimone di un’altra terribile verità: dopo il ’43, i civili italiani furono esposti alla furia selvaggia non solo dei Titini, ma anche degli ustascia. Sul territorio italiano, agli ustascia era proibito portare le armi. Un ulteriore sgarbo per loro, che odiavano gli italiani a prescindere, considerandoli usurpatori della loro Dalmazia, tutta e soltanto croata. Dalla loro Dalmazia, infatti, gli italiani portavano in salvo serbi ed ebrei. Soprattutto, nel libro ci sono le foto. Molte documentano le vittime italiane dei campi di concentramento Titini e quelle spinte nelle foibe. Le ultime 10 atroci fotografie testimoniano delle vittime serbe, dei bambini semisgozzati che militari italiani sottrassero alle grinfie ustascia, tirati su dalle foibe carsiche. Spiccano per loro inestimabile valore storico le 5 foto, rarissime prove materiali sull’esistenza del campo di concentramento sull’isola di Pago ove, in soli 132 giorni prima dell’arrivo dei militari italiani, gli ustascia uccisero oltre 42.000 serbi ed ebrei. Gli italiani ordinarono la chiusura di quel campo nel momento stesso della presa del potere. E non solo. A loro va anche il merito di averlo documentato. Senza tali prove materiali, la congiura del silenzio che fino ai giorni nostri ha coperto l’inaudito crimine, lo avrebbe per sempre condannato all’oblio. Ci sono poi quelle che documentano i crimini dei Titini contro intere famiglie serbe, colpevoli di non essere comuniste. Si vedono massacrati nelle proprie case, giacciono per terra nella cucina; perfino un bambino di circa 7-8 anni ucciso nel suo lettino… Finestra afferma che nel 1941 partì l’attacco all’identità nazionale, prima dei serbi e poi degli italiani. “Abbiamo combattuto fino alla fine. E ne abbiamo pagato il prezzo…” – dice Finestra e a gran voce pretende la verità storica, la memoria storica. Verità si deve a tutti. Perché tacere ancora?

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